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In questo articolo, ci immergeremo in questi spazi in-between, esplorando la loro bellezza inquietante e le emozioni che evocano.

COSA SONO I LIMINAL SPACES?

Immaginate di trovarvi in un corridoio vuoto di un hotel nelle prime ore del mattino, o in un parcheggio deserto sotto la luce fioca di un lampione: questi sono esempi perfetti di liminal spaces (in italiano “spazio liminale”).
Ma cosa sono esattamente? Il termine, con le sue radici nella parola latina “limen“, che significa soglia, offre una prima indicazione: si tratta di luoghi o momenti che esistono in una sorta di territorio di confine, sospesi tra due stati, luoghi o concetti. Non sono completamente uno né completamente l’altro, ma piuttosto una transizione, un passaggio da un punto all’altro.
Nel vasto oceano dell’estetica digitale, gli spazi liminali hanno assunto un significato particolare, diventando sinonimo di una bellezza inquietante che evoca sentimenti di nostalgia, desolazione e un senso indefinito che “qualcosa non va“. Questi spazi sono spesso rappresentati da fotografie di ambienti abbandonati o vuoti, che pur essendo privi di presenza umana, mantengono tracce del passaggio o dell’occupazione umana, creando un’atmosfera familiare e allo stesso tempo estranea.
Semafori nella nebbia liminal space
Gli spazi liminali si muovono in un mood e un’atmosfera che possono variare dall’incubo al confortevole, oscillando tra minimalismo ed espressività simbolica. C’è qualcosa nella loro essenza che parla direttamente al nostro subconscio, evocando un senso di nostalgia per luoghi che non abbiamo mai visitato o tempi che non abbiamo mai vissuto. Il loro fascino è amplificato dall’estetica lo-fi, che con la sua grana visiva e i suoi colori sbiaditi aggiunge un ulteriore strato di nostalgia e desolazione.
In questa esplorazione, gli spazi liminali rappresentano non solo luoghi fisici ma anche stati mentali, riflettendo la nostra comprensione della realtà, del tempo e dell’esistenza stessa. Attraverso il prisma dell’antropologia, della psicologia, dell’arte e del design, questi spazi offrono una tela su cui proiettare i nostri pensieri più profondi, le nostre ansie e i nostri desideri.
In sintesi, gli spazi liminali sono più di semplici luoghi: sono un’esperienza, un sentimento, una riflessione sulla natura transitoria della vita. Con la loro atmosfera unica, ci invitano a riflettere sul significato degli spazi che occupiamo e su come questi spazi influenzano la nostra percezione del mondo che ci circonda.
"si tratta di luoghi o momenti che esistono in una sorta di territorio di confine, sospesi tra due stati, luoghi o concetti."
cosa sono gli spazi liminali

Spazi liminali in antropologia e psicologia

La comprensione degli spazi liminali si arricchisce notevolmente quando attraversiamo i territori dell’antropologia e della psicologia, campi in cui le soglie, i confini e i passaggi assumono significati profondamente radicati nella nostra esistenza e nella nostra percezione del mondo.
Arnold van Gennep e Victor Turner, rispettivamente un antropologo francese e un antropologo scozzese, con i loro studi sui riti di passaggio e i concetti di liminalità, hanno gettato le basi per comprendere come gli spazi liminali fungano da zone di transizione, dove gli individui si spogliano delle loro identità precedenti per abbracciare nuove forme di esistenza. Questa transizione non è mai puramente fisica; è profondamente intrisa di significato, ritualità e trasformazione personale.
Dal punto di vista psicologico, Carl Jung e la psicologia analitica esplorano gli spazi liminali come arene in cui il Sé incontra l’ombra, il non-io, in un dialogo che può sia generare profonda ansia, sia offrire la possibilità di integrazione e crescita personale.
Un altro psicologo statunitense, Carl Rogers, con la sua enfasi sulla persona come centro del processo terapeutico, riconosce implicitamente lo spazio liminale del cambiamento terapeutico, dove la persona esplora e si confronta con parti di sé precedentemente neglette o sconosciute.
la comprensione di come diamo significato alle nostre esperienze attraverso le storie che raccontiamo è un territorio ricco di esplorazioni.
Drive throu liminal space
Un contributo notevole a questa ricerca viene dall’articolo “Psychological Functions of Semiotic Borders in Sense-Making: Liminality of Narrative Processes“, dove gli autori, Raffaele De Luca Picione e Jaan Valsiner, provano a scoprire i meccanismi con cui costruiamo le narrazioni della nostra vita.
Secondo gli autori, ogni storia che raccontiamo si basa su certi confini immaginari che ci aiutano a collegare il nostro passato con il futuro, e ciò che consideriamo parte di noi con ciò che non lo è.
Questi confini, che possono essere pensati come linee immaginarie, aiutano a dare forma alle nostre storie personali, permettendoci di posizionarci in relazione agli altri e definire ciò che è importante per noi.
Un punto chiave è che questi confini non servono solo a separare o dividere; hanno anche il compito di unire e trasformare. Creano uno “spazio liminale“, un’area di transizione che può essere un po’ confusa o ambigua, ma è anche ricca di potenziale per la crescita e il cambiamento. Immagina di essere in una stanza dove le pareti si muovono e cambiano: questo è lo spazio liminale, dove le vecchie storie possono evolversi in nuove e dove possiamo reinventarci.
In poche parole, l’articolo ci dice che il modo in cui raccontiamo le nostre storie e come definiamo i confini nelle nostre vite ha un impatto profondo su chi siamo e su come cambiamo.
Questo processo di dare significato alle nostre esperienze attraverso le storie non è solo un atto creativo, ma un modo fondamentale in cui ci connettiamo con noi stessi e con il mondo intorno a noi.
Attraverso l’incrocio di questi approcci antropologici e psicologici con l’esplorazione dei confini semiotici proposta da De Luca Picione e Valsiner, possiamo vedere gli spazi liminali non solo come luoghi fisici o momenti temporali, ma come riflessioni fondamentali nel processo di senso e significato individuale.
Distributore in inverno
La semiotica è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi hanno un senso cioè
ogni relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcos'altro di assente (la luce rossa del semaforo significa "stop": il semaforo è rosso, quindi il "segno" della luce rossa accesa comunica all'autista di arrestare l'auto).
Sia che ci troviamo di fronte a transizioni nella vita personale, nella salute mentale, o nel più ampio tessuto sociale, gli spazi liminali offrono un terreno fertile per la trasformazione e la crescita, invitandoci a esplorare i confini del noto e ad abbracciare il potenziale del divenire.
Questo approccio multidisciplinare, che intreccia la profondità dell’antropologia e della psicologia con la precisione della semiotica, offre una lente attraverso cui possiamo meglio comprendere e apprezzare la complessità e la potenza degli spazi liminali nella nostra vita e nel nostro lavoro creativo.

Spazi liminali nelle arti visive

Nel vasto universo delle arti visive, gli spazi liminali si manifestano come potenti veicoli narrativi, sfumature emotive e terreni esplorativi della condizione umana, troppo spesso invisibili alla superficie.
Da capolavori del cinema a serie televisive iconiche, questi spazi tra il noto e l’ignoto, il reale e l’irreale, sono stati esplorati con maestria, offrendoci una finestra su mondi sospesi tra diverse realtà.
Vediamone alcuni esempi:
Blade Runner 2049” di Denis Villeneuve, capolavoro cinematografico che estende e arricchisce la visione della fantascienza visiva. Il film introduce gli spettatori a una nuova dimensione di spazi liminali, dove la distinzione tra realtà e artificio si sfuma in un intricato tessuto di immagini e simbolismi. Gli ambienti, dalle vaste distese desertiche alle sterminate metropoli avvolte in un’eterna penombra, funzionano come metafore visive di transizione e trasformazione.
Questi spazi, carichi di una bellezza spettrale, riflettono i temi centrali del film: l’identità, la memoria, e la ricerca di un significato in un mondo che sembra averne perso ogni traccia.
Villeneuve utilizza questi scenari liminali non solo per esplorare le profondità dell’esistenza umana e artificiale ma anche per offrire una riflessione sulla solitudine e sulla connessione in un’era definita dalla tecnologia avanzata e dall’alienazione.
BladeRunner2049
Stanley Kubrick, con la sua precisione visiva e narrativa, esplora gli spazi liminali attraverso l’uso di ambientazioni e temi che sfidano la nostra percezione della realtà. Da “2001: Odissea nello spazio” a “Shining“, Kubrick ci costringe a confrontarci con i limiti della conoscenza umana e con la sottile linea tra il conscio e l’inconscio.
shining
Thriller psicologici come “Donnie Darko” e “One Hour Photo“, rispettivamente, immergono lo spettatore in universi dove il confine tra la normalità quotidiana e l’insolito è sfumato, creando un senso di disagio e fascinazione. Questi due film utilizzano gli spazi liminali non solo come sfondo ma come elementi chiave nella progressione della trama e nell’evoluzione dei personaggi.
Split donnie darko One Hour Photo
Princess Mononoke“, con il suo conflitto tra natura e industrializzazione, è un esempio di come gli spazi liminali possano essere utilizzati per esplorare temi di transizione, cambiamento e incertezza, invitando lo spettatore a riflettere sulle proprie percezioni della realtà.
Princess-Mononoke
Songs from the Second Floor” di Roy Andersson, utilizza gli spazi liminali per creare paesaggi emotivi che riflettono la complessità dell’esistenza umana, i suoi dilemmi e le sue speranze.
songs from the second floor screen
Infine, anche nella serie animata “Leone il cane fifone“, gli spazi liminali trovano una loro rappresentazione, dimostrando che anche nei media apparentemente rivolti a un pubblico più giovane, questi concetti possono essere esplorati in modo efficace. La casa isolata nel nulla, dove Leone affronta mostri e paure, serve da metafora per gli spazi liminali dove il familiare incontra l’ignoto, e il conforto domestico si scontra con le inquietudini esterne.
In tutte queste opere, gli spazi liminali non sono semplicemente sfondi o ambientazioni; sono essenziali per la narrazione e per l’esperienza emotiva dello spettatore.
Attraverso l’esplorazione di questi spazi “tra”, le arti visive ci invitano a interrogare la nostra realtà, le nostre paure e le nostre speranze, aprendo la porta a infinite interpretazioni e riflessioni.

Spazi liminali nel web

Nel vasto e frammentato universo di Internet, gli spazi liminali hanno trovato un terreno fertile per diffondersi e radicarsi come un fenomeno culturale di risonanza globale.
Questi spazi, una volta relegati agli angoli più oscuri della nostra psiche e del mondo fisico, sono diventati protagonisti nell’era digitale, trasformandosi in un’importante branca dell’internet aesthetic. Piattaforme come X (precedentemente noto come Twitter), TikTok e Reddit sono diventate gli epicentri di questa diffusione, ove comunità di utenti si raccolgono per condividere, discutere e analizzare le immagini e i video di spazi liminali che evocano sensazioni di nostalgia, desolazione, e un’ineffabile familiarità con l’ignoto.
La fotografia di massa, amplificata dall’accessibilità delle tecnologie digitali e dalla condivisione sui social media, ha giocato un ruolo cruciale in questo fenomeno.
La capacità di catturare e diffondere istantaneamente immagini di luoghi abbandonati, corridoi vuoti, parcheggi illuminati solo dalla luce fioca al crepuscolo, ha democratizzato la percezione degli spazi liminali. Questi non sono più esclusiva di chi viaggia o esplora fisicamente, ma sono accessibili a chiunque abbia una connessione internet, rendendo il fenomeno globale.
La percezione di massa degli spazi liminali svela una verità fondamentale sulla natura umana: nonostante le distanze geografiche e le differenze culturali, esiste una connessione emotiva universale che questi spazi riescono a evocare.
Una persona nata nella pianura padana, una in Russia, e un’altra nel Michigan possono essere colpite nello stesso modo da un’immagine di un parco giochi vuoto al tramonto.
Questa universalità dei sentimenti riflette le nostre paure collettive, le nostre speranze e il nostro senso di solitudine nel mondo moderno.
Sala riunioni liminal space
Internet ha quindi non solo amplificato la diffusione degli spazi liminali, ma ha anche permesso una condivisione e un’interpretazione collettiva che attraversa le barriere culturali e linguistiche. Le piattaforme online fungono da aggregatori di esperienze condivise, dove la community può esplorare il significato più profondo di questi spazi, spesso dando vita a narrazioni, teorie e progetti artistici ispirati.
Questo fenomeno digitale ci ricorda che, nonostante la crescente frammentazione del nostro mondo, esistono ancora esperienze e sentimenti universali che ci uniscono. Gli spazi liminali nel web diventano così non solo soggetti di fascino estetico ma anche ponti emozionali che collegano individui lontani, dimostrando come, in un’epoca di sovraccarico informativo e connessioni virtuali, siamo ancora profondamente legati dalle nostre reazioni istintive agli spazi che ci circondano. La loro esplorazione nel cyberspazio diventa un viaggio collettivo nelle profondità della psiche umana, rivelando che, anche nell’era digitale, gli spazi liminali continuano a riflettere e plasmare la nostra comprensione del mondo.